CORTILE 3
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Superati pochi gradini, ci accoglie la “dolce aggressività” dell’opera di Salvatore Cuschera (Scarlino, GR, 1958). In Garbha 2 il mito moderno della macchina da guerra dialoga con le suggestioni di un’arte arcaica sospesa tra Africa e Magna Grecia.
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Al centro del cortile, il monumentale Pantheon, del 1973, di Ibram Lassaw
(Alessandria d’Egitto, ET, 1913 - East Hampton, USA, 2003), recuperato
in una grande Corporation di New York in occasione dell’antologica
materana del 2008, snoda in verticale le sue forme labirintiche e si
confronta con il verso della Porta della vita, il cancello di Azuma che si apre su via S. Giacomo, la lastra d’acciaio di Giuseppe Spagnulo
(Grottaglie, TA, 1936) che conserva intatto il senso profondo dell’uso
delle terre, cresciuto nella sua terra d’origine e a Faenza, le
riflessioni sulla fisicità e la materialità del lavoro dello scultore,
lo Squarcio di Aldo Calò (San Cesario, LE, 1910 - Roma 1983) disposto sulla veranda della Fondazione Zétema, l’Elemento H di Rocco Coronese
(Parabita, LE, 1931 - Ferentino, FR, 2002), attento a cogliere nella
ricerca strutturale le potenzialità energetiche del segno.
Non è un caso se in questo cortile, che vede una prevalenza di
artisti di origine pugliese, sono messe a confronto più culture.
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Infine,
il suggestivo incastro tra gli ambienti del seicentesco Palazzo
Pomarici e le opere è nuovamente testimoniato dai cancelli che danno
accesso al VI e VII ipogeo del Museo, realizzati su un disegno di Maria Lai. |
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