Palazzo Pomarici
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La costruzione di Palazzo Pomarici risale presumibilmente a XVI sec.
Esteso su tre livelli e su una superficie di mq. 2929, ancora oggi, per
la sua imponente dimensione, è denfinito dall'immaginario collettivo "Il Palazzo delle Cento Stanze".
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Lo stabile si
colloca come unità architettonica emergente dal tessuto morfologico dei Sassi
ed è adagiato ai margini della "Civita"
(promontorio roccioso che rappresenta il primo nucleo urbano da cui si sono
sviluppati, nel corso dei secoli, i rioni Sassi).
Nel 1697 l'edificio fu venduto dal proprietario dell'epoca, conte Placido d'Affitto, a Cesare Pomarici, giovane patrizio discendente di una nobile e benestante famiglia di Anzi (PZ).
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Il Palazzo, come altri edifici dell'epoca, presenta quegli aspetti architettonici tipici della cosiddetta "casa palatiata":
il portone d'ingresso con arco con volute, la corte con la signorile
scala d'accesso al piano nobile e i vari appartamenti o quarti - come
venivano chiamati - che dovevano essere molti e ben disposti.
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Dalla corte principale si accede a sette ampie grotte
modellate nella roccia e
alle cosiddette “Sale della
Caccia”, ambienti decorati con pitture murali tra cui
sono leggibili ritratti, scene bucoliche e venatorie.
Attraverso la signorile gradinata di pietra si giunge poi al salone delle feste e ai numerosi appartamenti
del piano nobile. Come si desume dagli atti di compravendita, l'originale nucleo abitativo si sviluppava intorno a quello che è oggi il cortile principale, situato in via S. Giamoco, e costituito dalla imponente scala di peitra, dal salone delle feste, da camere soprane e sottane e infine dalla cucina. La famiglia Pomarici acquisì anche dei contigui fabbricati, siti sempre sulla via S. Giacomo, di proprietà del Convento di San Domenico.
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L'edificio fu ulteriormente ampliato e migliorato nei primi anni del
XXVIII sec. L'odierno Palazzo Pomarici può essere pertanto ritenuto il
prodotto di tre seccessive fasi di costruzione: alla parte preesistente è
stata aggiunta l'ala che si affaccia su via S. Giacomo e quella a
ovest; a questi corpi furono poi aggiunti gli ambienti costruiti sul
primo convento di S. Domenico del XIII sec.
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Con la legge n. 619 del 12 Maggio 1952 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 139 del 18 Giugno 1952 sul "Risanamento dei rioni sassi nell'abitato di Matera") lo stabile fu ritenuto inabitabile e malsano,
antigienico, venne evacuato, espropriato, murato e inserito tra gli immobili del patrimonio indisponibile
dello Stato. Dopo oltre trent’anni di abbandono e di totale degrado, nel 1988 l’immobile è rientrato in
un progetto di straordinaria manutenzione e sistemazione da parte del Ministero dei Lavori
Pubblici e destinato a sede della Fondazione Zétema di Matera.
I lavori di recupero sono iniziati nel 1992 e terminati nel
1996 grazie al
finanziamento delle Fondazioni Cariplo di Milano, Carisbo di Bologna e
della Cassa di Risparmio di
Vigevano e Piacenza (progetto “Sviluppo Sud”) nell’ambito
dell’istituendo “Distretto Culturale
dell’Habitat Rupestre della Basilicata”.
Con atto del 17 novembre 2005, il Comune di Matera, divenuto
concessionario dell’immobile, lo
ha assegnato alla Fondazione Zétema con contratto quadriennale di
subconcessione gratuita.
Il restauro di Palazzo Pomarici e la sistemazione a livello museale sono
stati curati dall’architetto Paolo Stasi e dall’ing. Sante Lomurno, con
la supervisione dell’architetto
Alberto Zanmatti che si è occupato inoltre dell’allestimento.
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MUSEO
Progetto museale
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