Duilio Cambellotti
Roma 1876 – 1960
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Vaso dei cavalli, 1924
gesso patinato a grafite, cm 30 x Ø 30,5
Donazione M. Cambellotti, Roma
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Minerva elettrica, 1930 ca.
Bozzetto esecutivo per l'ornamento
dell'ingresso della Centrale Elettrica Vaticana
terracotta, cm 44 x 42 x 24
Donazione M. Cambellotti, Roma
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Tages, 1932
gesso, cm 89 x 120,5 x 30
Donazione M.Cambellotti, Roma
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Scultore, costumista e scenografo, designer e arredatore, illustratore e decoratore, Duilio Cambellotti è stato esponente di spicco della vita artista romana di inizi Novecento.
Spirito creativo di multiforme ingegno, si accosta inizialmente all’Art Nouveau accogliendone però gli aspetti più squisitamente originali e sociali, espressi dalle idee di William Morris. Egli, come Morris, vede nell’arte una finalità pedagogica e morale al fine di renderla fruibile a tutti. Diventa l’esempio lampante di artista-artigiano per eccellenza. Viene infatti considerato uno dei massimi esponenti dello Stile Floreale, come quella nuova avanguardia fu chiamata in Italia e che h caratterizzato l’Europa tra la fine del XIX secolo e l’inizio del successivo.
Nato a Roma nel 1876, apprende i primi rudimenti dell'arte nella bottega del padre Antonio, intagliatore e decoratore. Dopo il diploma in ragioneria, dal 1893 al 1895 frequenta il Liceo Artistico Industriale specializzandosi in cesellatura in metallo. Frequenta l’ambiente artistico romano di più aperta avanguardia e più profondamente impegnato nelle problematiche estetico-sociali. In armonia con tali interessi, pur amando sempre considerarsi scultore, si dedica alle arti applicate eseguendo piccoli bronzi, targhette, gioielli, vasi, lampadari in materiali diversi, presentati in parte alla “Mostra amatori e cultori” del 1905. Parallelamente si afferma come cartellonista pubblicitario, illustratore di libri, giornali e riviste. Tra il 1901 e il 1902 è, infatti, fra gli artisti selezionati per illustrare la “Divina Commedia” edita da Vittorio Alinari a Firenze e inizia a collaborare con alcuni importanti riviste d’arte e cultura (Novissima, Fantasio, L’Avanti della Domenica, Novissima, Divenire Sociale) e con diverse case editrici (Bemporad, Mondadori). |
Fra i circoli
artistici ed intellettuali della capitale, conosce e frequenta Gino
Severini, Umberto Boccioni, Vittorio Grassi e Umberto Bottazzi, con il
quale dà vita al settimanale “La Casa” (1908-1911). Si dedica alla
decorazione di villini e case private (Casina delle Civette, Villino
Vitale). L’incontro con Ugo Falena, direttore del nuovo Teatro Stabile
di Roma, gli apre invece le porte all’attività teatrale, alla quale si
dedicherà per tutta la sua lunga carriera, realizzando costumi e
scenografie (Giulio Cesare di William Shakespeare, 1906; La Nave di
Gabriele D’Annunzio, 1908; Agamennone di Eschilo, 1914) e collaborando
per oltre trent’anni con il Teatro Greco di Siracusa.
Nel 1908 ottiene la cattedra di ornato modellato all'Accademia di
Belle Arti di Roma, carica che ricopre per ventidue anni, parallelamente
alla sua attività artistica e al suo impegno in campo sociale: promuove
la costruzione di scuole nelle campagne laziali e la riqualificazione
dell’agro romano e delle paludi Pontine, spinto dalle idee socialiste
che condivide con l’amico Alessandro Marcucci e con gli scrittori
Giovanni Cena e Sibilla Aleramo.
Dopo la prima guerra mondiale si intensifica la sua produzione
pittorica e scultorea. Negli anni 1918-1920 nascono alcune delle sue più
importanti creazioni, ispirate per lo più ai temi sociali e a
simbologie rurali e contadine, nelle quali radici ritrova la genuinità
di un mondo che la civiltà dell’incipiente urbanesimo industriale andava
dimenticando.
Accompagna tutta la sua carriera con un’intensa attività espositiva,
in parallelo a una prolifica produzione che spazia in molteplici campi:
non solo grafiche, illustrazioni, pitture e sculture ma anche ceramiche,
vetrate e arredo, frutto del suo interesse verso l’interconnessione tra
arredamento e architettura, nell'impegno di dar luogo ad abitazioni
economiche ma esteticamente dignitose.
Nel 1930 è nominato Accademico di San Luca. Nel dopoguerra moltissime
sono le commissioni, in varie città italiane, per monumenti
commemorativi o funerari e per incarichi pubblici: decorazione dell’Ente
dell’Acquedotto Pugliese (Bari, 1931), del Palazzo della Prefettura
(Ragusa, 1933), del Palazzo del Governo (Latina, 1934-1937).
Muore a Roma nel 1960. Un'importante antologia dedicata a Duilio Cambellotti
si è svolta a Matera nelle chiese rupestri di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci in occasione della V edizione de "Le Grandi Mostre nei Sassi" organizzata dal Circolo Culturale La Scaletta di Matera. La mostra, allestita da 23 giugno al 15 ottobre 1991, è stata curata da Giuseppe Appella e Mario Quesada. |
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Contributi video:
Rai Cultura: Duilio Cambellotti sulla scena del teatro greco
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