SALE DELLA CACCIA |
La conferma di come l’area meridionale (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna) abbia prodotto, nei secoli, artisti di talento è negli ipogei e nelle sale del Museo. La prima sala è quella dedicata al più giovane: Giacinto Cerone (Melfi, PZ, 1957 - Roma 2004). L’artista lucano, allievo di Pericle Fazzini, seppe staccarsi dall’autorevole maestro compiendo un personalissimo percorso di ricerca formale. L’arte di Cerone, celebrato nel 2011 con una grande mostra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, è caratterizzata dall’uso e dalla fusione di materiali diversi: legno, gesso, plastica, ceramica, resine. Qui viene presentato nei diversi momenti. Egli, parlando delle sue opere, non usava mai il termine “scultura” ma quello di “statua”. |
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Se non è casuale la presenza della scultura di Calò nel cortile e delle opere di Cerone al pianterreno, allo stesso modo non lo è quella dei due gessi di Andrea Cascella (Pescara 1920 - Milano 1990) e del travertino di Pietro Cascella (Pescara 1921 - Pietrasanta, LU, 2008). I due fratelli hanno avuto, infatti, un rapporto intenso con Matera. Negli anni ‘50 hanno lavorato con l’architetto Ludovico Quaroni per la realizzazione delle decorazioni ceramiche della chiesa del borgo La Martella e, affascinati dalla città, vi impiantarono una fornace instaurando un rapporto di collaborazione con gli artigiani locali. |
Andrea
Cascella partecipò nel 1978 alla costituzione del “Fronte dell’Arte”,
documento di grande rilievo per il problema della salvaguardia degli
antichi rioni Sassi. Il Guerriero e il Narciso, con il loro ingegnoso
assemblaggio di volumi polimorfici, sono due esempi significativi dello
stile di Andrea e la Testa del Museo di Pietro è un manifesto di
devozione dell’autore per la pietra. In entrambi è evidente la
connotazione monumentale della scultura e la compresenza di astrazione e
“aristocratico” gusto classico.
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Gusto classico che ritroviamo nel Torso femminile di Alberto Viani (Quistello, MN, 1906 - Venezia 1989), un gesso del 1945 nel quale spicca il profilo puro e sensibile dell’immagine, la linea che anima la materia.
Ai due lati, incontro ideale della cultura occidentale con quella orientale, un gesso del 1961 e un bronzo del 1979 di Kengiro Azuma (Yamagata, J, 1926), in alternativa con MU S 144 del 1964 e YU 10 del 1987, estendono il “silenzio davanti alla scultura”, “il suono bianco / che riflette la luce e l’ombra / si vede una forma invisibile / quella è la scultura che / rimane in eterno”.
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Sulla destra della scultura di Pietro Cascella, in una nicchia ricavata nell’affresco, il ferro di Ettore Colla (Parma 1896 - Roma 1968), del 1967, annuncia le idee del “Gruppo Origine” e di quella Fondazione attorno alla quale si raccolsero le energie più vive dell’arte non figurativa: Matta, Prampolini, Mannucci, Conte, Perilli, Dorazio e molti giovani che vi trovarono un preciso orientamento. |
Le “Sale della Caccia” sono anche gli spazi destinati alle esposizioni temporanee del MUSMA, a carattere prettamente didattico. Di volta in volta, attraverso sculture, disegni, opere grafiche, gioielli, libri illustrati, video, immagini e documenti, vengono ricostruiti e approfonditi i percorsi creativi delle diverse esperienze artistiche del ‘900 e le forze più vive del contemporaneo. |
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