IPOGEO 2
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L’Ipogeo II è primo dei quattro ipogei utilizzato dalla Famiglia Pomarici come ambiente dedicato alla produzione del vino, attività prevalente della famiglia. La grotta si apre con cinque grandi sculture in ferro di Pasquale Santoro, opere datate 1964-1971 e dedicate, in parte, agli Achei e al mondo mitologico greco. L’artista sviluppa l’idea di una scultura completamente libera da ogni imitazione in cui convivono felicemente geometria e poesia.
Superato
il muro portante, il livello a pian terreno presenta uno dei
“palmenti”, ampie vasca per la piagiatura dell’uva e la raccolta del
mosto in botti che, nel livello inferiore, venivano sistemate negli
spazi laterali per il processo di fermentazione.
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Un
Museo d’arte contemporanea deve rileggere il passato recente ma non è
vivo se non si lega alla contemporaneità, a ciò che accade oggi. Per
questo due giovani artisti sono stati invitati a realizzare opere
appositamente per questi spazi. Il primo, Saverio Todaro (Berna,
CH, 1970), ha ripreso il tema di Adamo e Eva, la lotta dell’uomo e della
donna contro il peso del peccato originale. Un combattimento interiore,
visto col cuore di due ragazzi per i quali la mela e il serpente sono
elementi di gioco, di ironia ma anche di muta tragedia. Il secondo, Giuseppe Capitano (Campobasso 1974), è legato ai miti della terra, del frumento, del seme.
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Di qui la sua Spiga,
esaltata e posta su una sorta di altare (ma nessuno sa che sotto questo
altare, su cui si immola la spiga, c’è l’allarme nascosto: nessuno
immagina che un telefono rosso sta per lanciare il suo squillo). Di questa nuova generazione di artisti fa parte anche Adrian Tranquilli
(Melbourne, AUS, 1966). Ma se in Todaro è rintracciabile una certa
attenzione al barocco e in Capitano è evidente una virata verso il
concettuale, le opere di Tranquilli sono il trionfo dell’estetica legata
al mondo del fumetto. Le moderne icone della cultura di massa vengono
trasformate, con ironia e intelligenza, in reperti di un’archeologia del
futuro.
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All’improvviso, sull’antica base per il tornio delle olive, appare l’Autoritratto di Carlo Guarienti
(Treviso, 1923) che sembra accogliere nella sua immagine riflessa,
quasi una sindone plastica, quel carico di miti che in questi luoghi si
condensano e attraverso i gesti della quotidianità rivelano l’unica
traccia di un interno labirinto. E nella vasca superiore, Glory II. Le lacrime dell’angelo di Pietro Fortuna
(Padova 1950), un’opera del 2002, riallestita nel 2012, in occasione
dell’VIII Giornata del Contemporaneo, a conclusione di un progetto
itinerante ideato per un ciclo di mostre in istituzioni italiane e
straniere (l’ultima nel 2010 per la Hall del MACRO di Roma).
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L’opera è
l’espressione di un ampio disegno teorico e tematico, elaborato da
Fortuna dalla fine degli anni 70 ad oggi. Composta da centinaia di
lastre di cartone alveolare, come fossero fogli o un grande disegno
d’infiniti reticoli, e nata dalle riflessioni dell’artista sui concetti
di bene, condivisione e spazio collettivo, trova una nuova identità tra
gli spazi di Palazzo Pomarici, dialogando con le altre opere del Museo e
ampliando le sue già molteplici sfaccettature narrative affidate
all’accumulo di figure e oggetti. Passando
da un angolo all’altro dell’ipogeo e fermando gli occhi sui particolari
dello scavo, si potrà notare la coniugazione continua di astratto e
figurativo.
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“Just one damn thing after the other” nasce dalle indagini condotte dagli Afterall sul concetto di “monumento”, prima in Messico, nel corso della residenza Soma Summer 2014, e, in un secondo momento, a Napoli. Nella città partenopea l’oggetto di osservazione è stato il “Monumento ai Caduti del mare”, con la sua rocambolesca storia.
Dopo un approfondito studio di documenti e testimonianze sul monumento napoletano, gli Afterall progettano una installazione ambientale fluida, riproducono la colonna in scala 1:1 destrutturandola, trasferiscono l’idea di relatività della Storia in una architettura effimera.
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Come sovente accade nel lavoro del duo napoletano il progetto originario dell’opera è stato adattato al nuovo spazio espositivo, in questo caso il secondo ipogeo di Palazzo Pomarici. Il “Monumento ai Caduti del mare” prosegue nei Sassi di Matera la sua travagliata storia, “Just one damn thing after the other_site specific in Ipogeo, 2018” prende la forma del nuovo spazio, dialogando con esso, si riadatta agli ambienti rupestri del MUSMA, al suo passato, alla sua conformazione. |
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