Achille Perilli
Roma 1927
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La voglia di Giano Bifronte, 1997
legno, cm 78 x 48 x 40
Donazione A.Perilli, Roma
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Achille Perilli nasce a Roma nel 1927. Inizia a disegnare da adolescente, frequentando, assieme a Dorazio, lo studio del pittore Aldo Bandinelli. Iscritto al liceo classico, visita musei, scopre l’arte del Novecento attraverso i libri di Margherita Sarfatti. Con i compagni di scuola Dorazio e Guerrini, organizza la prima mostra di studenti-pittori romani che si tiene al liceo Giulio Cesare. Si iscrive successivamente alla Facoltà di lettere; negli anni seguenti sarà allievo di Lionello Venturi con il quale prepara la tesi di laurea sulla pittura metafisica di Giorgio de Chirico. Frequenta anche le lezioni di letteratura contemporanea di Giuseppe Ungaretti. Nel 1946 conosce al Centro Sperimentale di Cinematografia, a cui è iscritto, Angelo Maria Ripellino, dal quale riceve notizie e informazioni sul formalismo ceco e sull’arte d’avanguardia russa. |
Incontra Guttuso e inizia a frequentare il suo studio dove conosce Attardi, Accardi, Consagra, Sanfilippo e Turcato con i quali l’anno dopo, insieme anche a Dorazio, redige il manifesto Forma 1, pubblicato sul primo numero della rivista omonima, che proclama un deciso rifiuto di tutta l’arte realistico-figurativa.
Pur nella grande varietà di soluzioni adottate sarà questo il filo
conduttore della ricerca artistica di Perilli sin dagli anni cinquanta,
quando alle prime aperture nei confronti dell’arte europea subentrano
orientamenti verso il costruttivismo sovietico, il concretismo e
l’astrattismo. Compie diversi viaggi in Europa, di fondamentale
importanza per lo sviluppo delle sue idee. È più volte a Parigi dove
conosce Magnelli, Arp, Pevsner, Picabia. Partecipa alla realizzazione di
scenografie per il teatro, alla organizzazione di mostre, alla
redazione di saggi sull’arte contemporanea. Gli anni ‘50 sono, per
l’artista romano, quelli della scoperta della forma e delle
sperimentazioni sul colore. Perilli parte da una forma primaria,
costruita anche attraverso la tecnica del collage e poi distrutta in una
esplosione di segni che alla fine rigenerano una struttura. I colori di
questi anni sono luminosi, accesi, ricordano Klee, di cui Perilli
scrive: “Sentirsi elemento del cosmo e avvertire in sé qualcosa che è
ancora cosmo produce quell’incontro tra poesia e pittura che è la
sintesi raggiunta da Klee”. Nel 1950, a Roma, fonda con Dorazio e
Guerrini la Libreria-Galleria Age d’Or. Nel 1951 organizza “Arte
astratta e concreta in Italia”, la prima rassegna completa
dell’astrattismo italiano, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
Questa mostra segna anche l’incontro e l’amicizia con Leonardo
Sinisgalli che lo inviterà a scrivere su “Civiltà delle Macchine”. Del
1956 è la prima personale alla Galleria Strozzina di Firenze. Si
avvicina nel frattempo al dadaismo e a Parigi conosce Tristan Tzara. Nel
1957 fonda con Gastone Novelli “L’esperienza moderna”, di cui escono
cinque numeri (aprile 1957-marzo 1959), una rivista di cultura
contemporanea, dove l’arte, nel puro spirito delle avanguardie, è intesa
come un tutto unitario (pittura, poesia, musica, teatro, architettura,
design), per “trovare una base comune ed ampliare la nostra
comunicazione”. In questo contesto, Perilli comincia a sperimentare
l’incisione e il linguaggio della stampa, vuole costruire una
“comunicazione nuova” nella quale i rapporti con gli spettatori si fanno
complessi. “Non è più la pittura, la bella pittura – scrive - il fine
del discorso, ma solo uno degli strumenti per rendere visibile quanto
ancora è ignoto nell’uomo e all’uomo”. Espone nel ’58 alla Biennale di
Venezia e nel ’59 a quella di San Paolo del Brasile. Oltre al lavoro di
pittore continua con grande passione ad illustrare libri di poesie. Agli
anni ‘60 risalgono i “Fumetti”: riquadri - sequenza in cui l’artista
alterna ironicamente segni, immagini e zone di colore. Nel 1963
partecipa alla prima riunione del Gruppo 63. In quell’occasione realizza
scene, proiezioni e costumi per lo spettacolo teatro Gruppo 63 alla
sala Scarlatti di Palermo. Continuerà negli anni seguenti a realizzare
scene e costumi per diversi spettacoli teatrali. Nel 1962 ha una sala
personale alla Biennale di Venezia. Nel 1969 è promotore dello
spettacolo del gruppo “Cricot 2” di Tadeusz Kantor, Poule d’eau. A
partire dalla fine del decennio, l’opera di Perilli inizia a smarrire
ogni preciso riferimento all’esistente, come se fosse pressato dagli
“smottamenti che la memoria produce sui dati della percezione visiva”.
Sono gli anni degli scritti teorici, il Manifesto della Folle Immagine
nello Spazio Immaginario (1971) e Machinerie, ma chère machine
(1972/1975) che è la continuazione di quella operazione di manipolazione
della prospettiva definita dal Manifesto. “Machinerie” è un’operazione
mentale atta a elaborare e a definire strutture variabili in continua
modificazione e soprattutto non riscontrabili nella realtà. Nel 1970
vince il premio internazionale della II esposizione internazionale di
Rijeka (HR). Nel 1972 partecipa alla costituzione del Gruppo altro con
il quale realizza diversi spettacoli. Del 1977 è la sua prima
retrospettiva: “Dal 1946 al 1977. Lo spazio della pittura”. Negli anni
’80 si susseguono numerose personali e retrospettive in Italia e
all’estero, in particolare a Parigi. Nel 1982 scrive la Teoria
dell'irrazionale geometrico, continuando a sostenere la necessità di
spostarsi verso uno spazio immaginario. Nei quadri di quel periodo la
geometria continua ad essere declinata nei modi più disparati, le
strutture giocano tra bidimensionalità e tridimensionalità, o diventano
spigolose e acute, si allungano tanto da poter continuare anche fuori
della tela, con colori brillanti, quasi lucidi. L’esperienza maturata
nel corso degli anni con preziosi libri d’artista, trova sbocco negli
anni 90 in una vera e propria collana: la “Librericciuola”, 20 libri con
testi di poeti, scrittori, fotografi, musicisti, architetti, illustrati
esclusivamente da sue incisioni. Un lavoro, dunque che ha esplorato in
profondità ogni sentiero dell’immaginazione, intendendola come hazard,
come capacità di andare oltre ogni limite. Nel 1997 vince il Premio
Presidente della Repubblica. Negli anni 2000 continuano le mostre e le
pubblicazioni della collana La librericciuola. È del 2006 la
pubblicazione del volume dedicatogli dalla Galleria Tega di Milano:
Achille Perilli. Opere 1958-2006.
Dall’8 ottob al 6 dicemb 2013, il MUSMA ha ospitato la mostra
“Achille Perilli. Sculture, ceramiche, disegni, opere grafiche, libri
d'artista, immagini e documenti dal 1946 al 2013 ”.
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