Giuseppe Spagnulo
Grottaglie (TA) 1936 - Milano 2016
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Senza titolo, 2001
acciaio forgiato, cm 118 x 153 x 36
Donazione G. Spagnulo, Milano
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Giuseppe Spagnulo nasce a Grottaglie (Taranto), uno dei centri storici della ceramica, nel 1936. Attualmente vive e lavora a Milano. La sua prima formazione avviene nel laboratorio ceramico del padre, dove s’impadronisce anche della tecnica del tornio. Dopo aver compiuto i primi studi presso la Scuola d’Arte della sua città, si trasferisce all’Istituto della Ceramica di Faenza, dove è presente dal 1952 al 1958 come allievo di Angelo Biancini.
Gli anni faentini sono importanti per la formazione dell’artista. Infatti, nel Museo delle Ceramiche può studiare e interpretare le opere donate da Ricasso all’inizio degli anni Cinquanta e qui realizza i primi esperimenti con il grès. Alla scuola, grande crogiolo di incontri internazionali, ha l’occasione di conoscere il ceramista francese Albert Diato, che riesce a risvegliare nei giovani italiani l’interesse per i materiali ad “alta temperatura”; diventa amico di Carlo Zauli e di Nanni Valentini, con il quale condivide l’interesse materico per la terra e instaura una forte affinità poetica. “E’ stato Valentini – ricorda Spagnulo – a farmi capire che l’arte è un’avventura stupenda che va vissuta sino in fondo, a darmi il senso profondo dell’uso delle terre”.
Nel 1959 si trasferisce a Milano per frequentare l’Accademia di Brera. Diventa assistente negli studi di Lucio Fontana e Arnaldo Pomodoro. Il viaggio verso nord acquista per il giovane pugliese un carattere quasi iniziatico; costituisce l’avvio del percorso “di andata” verso la ricerca della propria identità artistica, politica, umana. |
I primi anni
lombardi si svolgono all’insegna di una sorta di ricognizione artistica
del territorio per verificare la resistenza della scia lasciata dallo
Spazialismo, dai Nucleari, dal cosiddetto “informale caldo”. Appena
arrivato a Milano, Spagnulo entra in contatto anche con Tancredi e con
Piero Manzoni. Attraverso fontana e Manzoni, il giovane scultore è
informato delle esperienze della ceramica informale svolte ad Albisola,
all’epoca propaggine culturale della capitale del nord. Agli esordi
milanesi risalgono le piccole sculture in grès esposte nella prima
mostra personale nel 1965.
Spagnulo aderisce alla protesta del 1968, simboleggiata nei primi lavori
in metallo, da installare nello spazio ambientale urbano. Questi
“grandi ferri” recuperano la geometria e la logica costruttiva del
materiale con cui sono forgiati, e introducono alle riflessioni
dell’artista sulla fisicità e la materialità del lavoro dello scultore.
Spagnulo lavora infatti nelle acciaierie, negli altiforni e nelle
officine, forgiando le proprie sculture insieme agli operai.
Negli anni Settanta, l’opera di Spagnulo appare fortemente segnata da
aspetti concettuali che evidenziano il suo interesse per i processi
ideativi e performativi dell’arte. A questi anni risalgono i cicli
Archeologia e Paesaggi, realizzati per la mostra del 1977 al Newport
Harbor Art Museum. L’artista si interessa al tema della scultura
orizzontale, il cui sviluppo pavimentale ricorda per certi versi le
esperienze del minimalismo americano. Nel 1982, dopo un viaggio fisico e
metaforico attraverso il mediterraneo, lo scultore riattiva il suo
interesse per i materiali e le tecniche ceramiche, costruendo il
gigantesco tornio nel quale foggerà l’imponente Turris, più tardi
forgiata in ferro. Alla fine degli anni Ottanta, l’artista ritorna al
tema dei Ferri spezzati, e negli anni Novanta cerca di conferire un
senso inedito alla scultura, sfidando la gravità della materia mediante
la sospensione di enormi blocchi di ferro: l’esempio più significativo è
Campo sospeso, installato a Castel Burio in Piemonte. All’inizio degli
anni Novanta gli viene affidata la cattedra di scultura presso
l’Accademia di Belle Arti di Stoccarda, in seguito al grande successo
ottenuto dal suo lavoro presso gallerie e musei tedeschi.
L’opera di Spagnulo è stata confermata dalla critica agli inizi del 2000
con il “Premio Faenza alla carriera” e con il Premio al Concorso
Internazionale d’arredo urbano di Milano: una grande scultura di
Spagnulo, Scogliere, formata da cinque enormi blocchi di acciaio, è
stata collocata, all’inizio del 2002, davanti al Teatro degli
Arcimboldi, in concomitanza con l’apertura di questo importante nuovo
spazio, che ha ospitato fino al 2004 l’attività del Teatro alla Scala.
Nel 2005 Spagnulo espone alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia con
la mostra “E se venisse un colpo di vento?” Dell’anno sucessivo è
l”Omaggio a Giuseppe Spagnulo” nell’ambito della XXIV Biennale di
Gubbio. Nel 2007 ha vinto il concorso per il “Monumento ai Caduti di
Nassiriya” con una grande scultura chiamata “La Foresta d’Acciaio” da
collocare in Roma.
A Matera è
tra gli artisti del “Periplo della scultura italiana contemporanea 1”
nelle Chiese rupestri di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci in
occasione de "Le Grandi Mostre nei Sassi" del 1988, mostra
organizzata dal Circolo Culturale La Scaletta di Matera e curata da
Giuseppe Appella, Pier Giovanni Castagnoli e Fabrizio D'Amico.
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