Cosimo Carlucci
San Michele Salentino (BR) 1919 – Roma 1987
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Progetto torre, 1967
ottone, cm 270 x 29 x 33
Com. Comune di Lecce
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Cosimo Carlucci nasce a San Michele Salentino (Br) nel 1919. Il suo approdo alla scultura avviene attraverso un normale iter formativo: gli studi presso l’Istituto d’Arte di Lecce, dove si diploma in soli due anni sostenendo da privatista gli esami d’idoneità, e in seguito all’Accademia d’Arte Superiore di Firenze, diplomandosi nel 1940. Questo iter accademico gli permette di acquisire i fondamenti tecnici del mestiere, che inizialmente rivolge ad un tipo di sculture figurative, guardando in particolare a due dei maggiori scultori italiani: Martino e Marini. Dal 1946 si stabilisce a Roma, dove l’artista vive un lungo periodo di inattività in campo scultoreo per dedicarsi alla produzione della ceramica con i fratelli della futura moglie Lia Bernardi. Realizza opere molto apprezzate dal mercato locale, firmandole con lo pseudonimo “Damano”.
Frequenta il mondo artistico della capitale conoscendo Fazzini, Leoncillo, Capogrossi, Burri e Colla; studia infatti la scultura cubista di Zadkine, Archipenko, Lipchitz e poi i lavori di Hans Arp e Max Bill. È attratto, inoltre, dalle architetture barocche di Bernini e Borromini.
Nel corso degli anni Cinquanta, che vedono via via sempre più affermarsi le tendenze astratte, il superamento della polemica tra astratto e figurativo e il delinearsi delle varie opzioni che configureranno l’area dell’Informale, Carlucci ridimensiona volutamente la sua prima esperienza artistica distruggendo quanto sino ad allora aveva eseguito, ponendosi alla fine degli anni Cinquanta sulla linea delle ricerche astratte, con opere,
realizzate in rame o legno, tese ad esaminare il rapporto
forma-spazio-luce; in seguito abbandona il legno e utilizza il metallo
poiché esso offre maggiori possibilità luministiche. |
L’oggetto ora
costruito su base progettuale e col supporto delle tecnologie
industriali si fa paradigma di una razionalità di fondo, sottolineata
proprio dalla sua forma. Le “processualità” indicano bene la componente
costruttiva, si tratta ad evidenza di lamine metalliche arrangiate
secondo ritmi e stratificazioni pluridirezionali, che sembrano invadere
liberamente lo spazio e che nella loro configurazione formale non
rinunciano a rimandi analogici a forme naturali. Nel 1964 presenta i risultati di questa sua nuova indagine in: Cosimo
Carlucci. Processualità, sua prima personale cui seguiranno una serie
di mostre a carattere nazionale ed internazionale.
Tra il 1966 ed il 1972 affronta il tema dell’integrazione tra
scultura, pittura ed architettura partecipando a numerose mostre.
Nei primi Settanta abbandona l’attività espositiva e intraprende un
recupero del figurativo. Alla fine degli anni Ottanta riprende anche
l’attività espositiva con l’antologica organizzata, nel 1983 presso il
Castello di Carlo V di Lecce. Muore a Roma il 30 aprile del 1987.
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