Carlo Lorenzetti
Roma 1934
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Portone, 2006
lamiere e legno, cm 4,23 x 2,10
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Nubelunga, 1985 - 1986
alluminio sbalzato e grafitato, cm 390 x 270 x 70
Donazione C. Lorenzetti, Roma
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Elfo, 1990
ferro sbalzato e grafitato, cm 162,5 x 23 x 23
Donazione M.P. e L. Lambertini, Sutri, TV
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Uno dei più sensibili protagonisti della scultura italiana contemporanea, Carlo Lorenzetti nasce nel 1934 a Roma, dove vive e lavora.
Nel 1959 vince il Premio per la giovane scultura italiana assegnato dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Pochi anno dopo, ne 1962, tiene la sua la prima personale presso la Galleria Topazia Alliata di Roma, mostra dove già dimostra di aver individuato con assoluta chiarezza quello che sarà il filo conduttore della sua ricerca: creare forme capaci di conquistare la terza dimensione diversamente dalle sculture della convenzione classica, vale a dire, non come masse statiche che occupano saldamente lo spazio ma come mobili intrecci di linee in dialogo con l’aria.
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Tra gli artisti della sua generazione, infatti,
Lorenzetti è uno dei più autorevoli esponenti di quel filone
interessato arinnovare la scultura nel segno di una liberazione dalla
costrizione del volume e del peso, recuperandoalla composizione elementi
insondabili come il vuoto e l’energia. Un’idea fantastica,
perfettamente inlinea con il clima del tempo che l’artista si trova a
percorrere: la seconda metà del ‘900, gli anni epicidella conquista
dello spazio e delle clamorose applicazioni alla vita dell’uomo delle
scoperte sullacomposizione della materia. Flessibile e leggera,
caratterizzata dalla massima contrazione del volume, la lastra metallica
gli appare perfettamente idonea ad assecondare l’idea di perimetrare
porzioni di spazio catturando l’energia inesse contenuta e inglobando
l’uno e l’altra nell’invenzione artistica. I sinuosi profili di lamiera
di ferro, acciaio, alluminio, rame od ottone sono appoggiati direttamente
al suolo o leggermente alla paretecosicché, in assenza di basamenti o
qualsiasi altro tipo di sostegno che concorrerebbero a bloccarli inuna
posizione predeterminata, si mostrano come strutture dinamicamente
aperte a una molteplicità diconfigurazioni, forme da rincorrere con lo
sguardo e a cui girare intorno per assistere al piccolomiracolo della
loro continua metamorfosi.
L’effetto del movimento percepito è creato da sapienti giochi visivi
di sbilanciamenti improvvisi edequilibri spezzati, ombre dense e
bagliori luminosi che si accendono sui lucidi elementi metallici
e,soprattutto, dalla tesa dialettica tra l’aprirsi e il chiudersi, il
tendersi e piegarsi delle superfici battute asbalzo, la tecnica appresa,
negli anni della formazione, da Alberto Gerardi. Una tecnica, in
verità, solitamente usata in oreficeria, ma che, applicata in modo del
tutto anticonvenzionale alla grandedimensione, consente allo scultore di
realizzare forme modernissime caratterizzate dalla
dinamicacontrapposizione di elementi concavi e convessi, piani mai
inerti ma sollevati ad accogliere lo spazio. L’artista ha tenuto
numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero.
A Matera è
tra gli artisti del “Periplo della scultura italiana contemporanea 1”
nelle Chiese rupestri di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci in
occasione de "Le Grandi Mostre nei Sassi" del 1988, mostra organizzata dal Circolo Culturale La Scaletta di Matera e curata da Giuseppe Appella, Pier Giovanni Castagnoli e Fabrizio D'Amico. Sue opere sono esposte
in musei e in collezioni pubbliche sia in Italia che all'estero.
Realizza, su commissione, grandi sculture in spazi pubblici. Riceve,
come conferma della critica per il suo percorso artistico,
riconoscimenti ufficiali quali il Premio Nazionale per la Giovane
Scultura (1959) attribuito dalla GNAM di Roma, il Premio Antonio
Feltrinelli per la Scultura (1988) assegnato dall'Accademia Nazionale
dei Lincei, il Premio Presidente della Repubblica Italiana per la
Scultura (2004) su designazione dell'Accademia Nazionale di San Luca, di
cui è membro dal 1999.
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